38/100 – Kdrama “Lovestruck in the city”: che cosa resta di un amore estivo
Trama: Il kdrama Lovestruck in the City racconta in parallelo diverse storie d’amore. Inizia come se fosse un’intervista a ciascuno dei protagonisti. Poi, grazie ai flashback, si entra nel vivo di ognuna delle vicende. La principale è quella di un architetto con il cuore spezzato: la ragazza spensierata della quale si era perdutamente innamorato durante una vacanza, è sparita.
Che cosa significa il titolo? Lovestruck in the City significa, più o meno, “colpito dall’amore in città”. “Struck” è un aggettivo della lingua inglese utilizzato come suffisso per indicare qualcosa “attratto da”, “colpito da”.
Recensione: La modalità “documentario” all’inizio spiazza. Ma è un ostacolo che si supera presto e la serie, dai toni molto blandi, si segue in tutta tranquillità. Il vero problema è la storia in sé. Una di quelle estenuanti vicende sentimentali dove, in attesa che arrivi il finale (facilmente immaginabile sin dall’inizio), succedono cose improbabili e noiose una dietro l’altra. In compenso, l’evidente mancanza di fantasia degli autori si riverbera anche sulla durata della serie: è breve, si guarda in un weekend.
Voto: 38/100
Su: Netflix
Lingua: Sottotitolato
Durata: 17 episodi da 30’-40′ circa – Maratona: 9h e 6′
Anno: 2020
Casa di produzione: Kakao M, Story & Pictures Media (già astory)
Attori: Ji Chang-Wook (l’architetto), Kim Ji-Won (la «ladra di macchine fotografiche»), Park Jin-Joo (la gestrice del bar per surfisti)
Curiosità: Incredibilmente, il kdrama è stato girato da Park Shin-Woo, lo stesso regista del bellissimo It’s Okay To Not Be Okay; ed è stato scritto dalla stessa mano di Romance is a Bonus Book, Jung Hyun-Jung. È evidente che la buona riuscita di una serie non dipende da una somma di buoni fattori, ma dall’alchimia a cui sanno dare vita tutti insieme…
Il signor Moon
LA FORMICA MITOMANE © RIPRODUZIONE RISERVATA