Category: Ho riconosciuto l’amore, l’ultimo forse

70/100 – Kdrama “Uncontrollably Fond”: ecco perché mezza Corea è pazza di Kim Woo-bin

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Trama: Nel kdrama Uncontrollably Fond, le strade di due ragazzi che si erano avvicinati ai tempi della scuola, tornano a incrociarsi. Lui è diventato una topstar amatissima di musica e tv, all’apparenza capriccioso e ostinato; lei una videoreporter che sembra priva di qualsiasi scrupolo. Ma la realtà è molto diversa.

Che cosa significa il titolo Uncontrollably Fond? Il titolo inglese Uncontrollably Fond (incontrollabilmente appassionati) richiama l’originale coreano, Hamburo aeteuthage, “incontrollabilmente affezionati”.

Recensione: È difficile recensire questo kdrama senza fare riferimento alla trama, senza spoiler insomma. Ci limitiamo a dire che, proprio nei movimenti iniziali, il protagonista riceve una notizia sconvolgente. Ed è un andare e venire tra la normalità e l’incredulità da una parte, e la traumatizzante verità dall’altra. Sarà l’attore, sarà la sceneggiatura, ma l’insieme ha qualcosa di poetico. Peccato che, procedendo, la storia si allarghi un po’ troppo agli effetti da telenovela: gli eroi devono affrontare traversie a raffica (non sempre essenziali per la trama), così come alcune scene grondano un po’ troppa emozione. Eppure, alla fine, la sensazione è di aver visto qualcosa di bello. Quello che muove i personaggi è molto realistico, e affiora con chiarezza, con sfumature e contraddizioni. Quello che poi fanno stupisce, arriva a essere toccante. E diventa anche evidente come mai mezza Corea si sia innamorata di Kim Woo-bin.

Voto: 70/100
Su: Rakuten Viki, Netflix in inglese
Lingua: Sottotitolato
Durata: 20 episodi da 1h circa
Anno: 2016
Casa di produzione: Samhwa Networks, SidusHQ
In: I più bei kdrama d’amore
Attori: Kim Woo-bin (l’attore. Nel kdrama Goblin, vengono citati due «Bin» come i più affascinanti della Corea: uno è Hyun Bin, il capitano Ri di CRASH LANDING ON YOU; l’altro è l’interprete di questo kdrama), Bae Suzy (la videoreporter), Jin Kyung (la mamma della topstar), Yu Oh-Seong (l’ex procuratore che entra in politica).
L’autore: Lee Kyoung-Hee

Curiosità: È in preparazione una nuova commedia romantica con Kim Woo-bin e Bae Suzy, Everything Will Come True, scritta dalla prolifica e talentuosa Kim Eun-Sook. Kim Woo-bin interpreta un genio della lampada che deve realizzare i desideri di Bae Suzy.


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78/100 – Kdrama “Song of the Bandits”: azione selvaggia e animo romantico

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Trama: Il kdrama Song of the Bandits è ambientato negli Anni 20. La Corea è sotto il dominio giapponese. Un coreano, soldato dell’esercito nipponico, rompe i rapporti con il corpo d’armata e con il suo vecchio superiore, e lascia Seul per spostarsi a nord. Nel cuore ha una donna che non ha mai dimenticato; sulle spalle un grave senso di colpa. In cerca di redenzione arriva a Gando, un territorio di frontiera sul punto di esplodere: la terra è cinese, i cittadini sono coreani e i soldi sono giapponesi; ma, a spadroneggiare, sono le bande di fuorilegge.

Recensione: Se sparatorie e sangue non vi disturbano, Song of the Bandits è da vedere. Anche perché c’è molto di più dentro. L’atmosfera è da western (visto che siamo in Asia, alcuni dicono «eastern»): cavalli, pistole, polvere, banditi e una sigla da film di Tarantino. Ma il punto di partenza è completamente diverso.
Qui gli eroi non sono i cowboy (che oltretutto, in realtà, avevano poco di eroico visto che stavano rubando la terra agli indiani…). Sono i coreani che cercano di ribellarsi ai soprusi dell’invasore giapponese. Il kdrama punta l’obiettivo su una banda di fuorilegge da leggenda che ne combina di tutti i colori per difendere la propria casa. C’è divertimento, adrenalina. È impossibile non fare il tifo. Soprattutto per il protagonista, il capobanda, che combatte come pochi, e ama in modo molto romantico.

Voto: 78/100
Su: Netflix
Lingua: Sottotitolato
Durata: 9 episodi da 50’-1h10′ circa
Anno: 2023
Casa di produzione: Studio Dragon, Urban Works Media, Baram Pictures
Durata: 9 episodi da 50’-1h10′ circa – Maratona: 7h e 39′
In: I più bei kdrama d’amoreI migliori su Netflix
Attori: Kim Nam-Gil (l’ex soldato protagonista), Seohyun (la responsabile delle ferrovie), Yoo Jae-Myung (l’ex generale dell’Esercito dei giusti), Lee Ho-Jung (la pistolera), Lee Hyun-Wook (l’ex proprietario del protagonista), Kim Do-Yoon (il tiratore scelto con gli occhiali), Lee Jae-Kyoon (combatte con le asce), Cha Yub (il combattente più grosso).

Curiosità: Song of the bandits è una storia di fantasia, ma l’ambientazione non lo è affatto. Si svolge poco prima dell’oscura pagina storica del massacro di Gando. Nel 1920 i giapponesi stesero un piano di sterminio della popolazione coreana insediata nelle zone della Manciuria. Osteggiati dagli eserciti della resistenza, i giapponesi attuarono una serie di rappresaglie a scapito dei civili nei villaggi: nell’area di Gando, in quattro settimane, uccisero più di 3.400 persone (fonte: Wikipedia).


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68/100 – Kdrama “Pachinko – La moglie coreana 1”: molto rumore per nulla

Trama Stagione 1: Il kdrama Pachinko – La moglie coreana alterna due piani temporali. Nella Corea degli Anni 30, occupata dai giapponesi, la figlia di una modesta locandiera si innamora di un gangster e finisce col ritrovarsi in un guaio. Alla fine degli Anni 80 negli Stati Uniti, un ambizioso impiegato giapponese di un gruppo alberghiero si offre di tornare a Tokyo per convincere un’anziana signora a vendere la sua proprietà, in modo che il gruppo possa costruire un nuovo hotel.

Recensione Stagione 1: Pachinko, in origine, era un romanzo del 2017 scritto dalla giornalista Min Jin Lee: una saga familiare coreana che attraversa le epoche, best seller e in lizza per innumerevoli premi. Questo kdrama è la sua versione televisiva, realizzata in quattro anni, costata tantissimo e reclamizzata come un kolossal. Ma, alla fine della Stagione 1, viene da pensare che il risultato finale non sia stato all’altezza di tanto investimento. È come una collana di sole perle, senza il filo.
Cominciando dalle perle, si concentra su un frammento di storia interessante e toccante: il destino delle persone coreane che, durante l’occupazione giapponese, furono costrette ad andare a vivere in Giappone tra enormi difficoltà, dalla feroce discriminazione in giù (a questo proposito, la fine del kdrama è arricchita da un contributo extra molto bello). Tutte le ambientazioni sono curate e piene di atmosfera: rendono benissimo quanto, nell’arco della vita della protagonista, il mondo sia cambiato incredibilmente. Anche gli attori, a cominciare da quel Lee Min-ho che fece innamorare una generazione con Boys over Flowers e The Heirs, sono bravi, incisivi. Per tutti questi motivi, vedere Pachinko non si può dire che sia tempo sprecato.
Tuttavia, questa Stagione 1 lascia la bocca amara. I motivi sono diversi. A cominciare dalla sigla iniziale a dir poco surreale: spoglia di qualunque solennità storia e personaggi. La trovata dell’alternanza continua Anni 30-Anni 80 (il romanzo ha uno svolgimento lineare) è più che altro un fuoco d’artificio: rispetto alla trama, lascia insoddisfatti su entrambi i piani temporali, e delude soprattutto nell’epilogo. Infine, il motivo per cui la storia si intitola così (il pachinko è la sala giochi giapponese) si perde: non è affatto chiaro, soprattutto per una platea di spettatori internazionali.

Voto: 68/100
Su: Apple Tv
Lingua: Doppiato in italiano
Durata: St.1: 8 episodi da 45’-1h’ circa – St.2: 8 episodi da 47’-1h’ circa
Anno: 20222023
Casa di produzione: Media Res, Blue Marble Pictures
Attori: Kim Min-Ha (la protagonista che si innamora del gangster), Lee Min-Ho (il gangster), Jung Eun-Chae (la cognata della protagonista)

Curiosità: Il kdrama si prende molte libertà rispetto al romanzo, non solo perché ha introdotto l’alternanza dei piani temporali. La puntata dedicata all’infanzia del gangster, ad esempio, e tanti tratti della personalità di questo personaggio sono un’invenzione degli autori tv.


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72/100 – Nel kdrama “A KOREAN ODYSSEY” c’è uno zombie bellissimo

Trama: Nel kdrama A KOREAN ODYSSEY, due creature mitiche con sembianze umane, il Re Scimmia e il re Demone, si contendono il profumatissimo sangue, dai poteri miracolosi, della giovane proprietaria di un’agenzia immobiliare. Tanti sentimenti diversi, e colpi di scena a base di braccialetti incantati, spiriti, fantasmi e quant’altro (c’è anche uno zombie fuori dal comune), trasformano il loro meschino perseguire ognuno i propri i scopi in una grande avventura. Un’odissea appunto. A KOREAN ODYSSEY è ispirato a un grande classico della letteratura cinese, Viaggio verso l’occidente, a cui si rifanno anche famosi manga come Dragon Ball.

Recensione: Che a questo mondo esistano cose che gli occhi umani non riescono a vedere, è uno dei temi ricorrenti, più affascinanti e ispirati dei kdrama. A KOREAN ODYSSEY parte da qui: ci sono spiriti, fantasmi, demoni, semidei, persino zombie. La cosa bella è che queste creature non sono né buone né cattive per definizione: crescono, cambiano, provano affetto, persino si innamorano o temono per la propria vita, si sacrificano, osano. Sono vive. E alcune, a cominciare dallo zombie, sono bellissime. C’è qualche scena un po’ vivida, ma nulla di troppo cruento. Purtroppo, però, non è un kdrama capace di fare sognare un po’. Nonostante lo spunto sia così ricco e nonostante sia stato realizzato con un budget esagerato, la trama confusa, a tratti inutilmente movimentata e, alla fine, inconcludente.

Voto: 72/100
Su: Netflix, Rakuten Viki
Lingua: Sottotitolato
Durata: 20 episodi da 1h15’-1h30′ circa
Anno: 2017
Casa di produzione: Studio Dragon, JSpictures
Attori: Lee Seung-gi (il re scimmia), Oh Yeon-seo (la proprietaria dell’agenzia immobiliare), Jang Gwang (il maggiordomo), Lee El (la segretaria del Re Demone)
Scritto da: Hong Jung-Eun e Hong Mi-Ran

Curiosità: I due attori principali di A KOREAN ODYSSEY hanno un passato da cantanti: dalla musica ai kdrama il passo è breve, nello showbiz coreano. I kdrama con attori che provengono dal palcoscenico vengono chiamati anche idol drama.


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48/100 – Il kdrama “Palpito d’amore” è la storia di un vampiro pronto a tutto pur di riuscire ad amare

Trama: Il protagonista del kdrama Palpito d’amore è un vampiro centenario. In un lontano passato era stato profondamente amato da una donna poi morta per proteggerlo, e da allora culla il sogno di diventare umano per provare in prima persona un amore che gli faccia palpitare il cuore. Uno spirito millenario gli suggerisce come riuscirci: trascorrere cento anni chiuso in una bara di biancospino. Dopo aver affidato la sua villa e i suoi averi ai suoi due migliori amici (vampiri) e al fidatissimo maggiordomo (umano), decide di provarci.

Recensione: Da vedere solo se vi va bene di tutto, purché ci sia un vampiro.
È pieno di buoni ingredienti, ma sconclusionato. TaecYeon nei panni del vampiro buono e garbato è molto affascinante; i suoi migliori amici (interpretati da caratteristi di spessore come Yoon Byung-Hee di Vincenzo e Ko Kyu-Pil di CRASH LANDING ON YOU) sono divertenti; la protagonista è ben interpretata da Won Ji-An. Anche lo spunto, provare un amore che ti fa battere forte il cuore, è molto romantico. Ma la trama è un colabrodo. Troppi dettagli non tornano, troppi nodi restano sciolti solo a metà e le parabole di alcuni personaggi vengono liquidate in modo sbrigativo. Annacquando completamente l’effetto del kdrama.

Voto: 48/100
Su: Prime Video
Lingua: Sottotitolato
Durata: 16 episodi da 1h circa
Anno: 2023
Casa di produzione: Kbs
Attori: TaecYeon (il vampiro protagonista), Won Ji-An (l’infermiera), Yoon Byung-Hee (l’amico vampiro spendaccione), Ko Kyu-Pil (l’amico vampiro che apre un bar)


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50/100 – ll kdrama “Boys over Flowers” e il boom delle serie coreane (ma “Meteor Garden” è migliore)

Trama: Nel kdrama Boys over Flowers (significa letteralmente “ragazzi sopra i fiori”: vedi le curiosità), una adolescente di umili origini, dotata di buon senso e forza d’animo, salva dal suicidio lo studente di una scuola superiore prestigiosa. Come ricompensa, le viene concesso di iscriversi. È un’occasione: con i mezzi della sua famiglia non avrebbe mai potuto accedere a una scuola di così alto livello. Peccato che sia letteralmente dominata da un gruppetto di studenti ricchissimi, soprannominati F4 (Flowers Four). Sono colpevoli di ogni tipo di sopruso sugli altri ragazzi; ma nessuno, a cominciare i professori, osa ribellarsi… 

Recensione: Boys over Flowers è considerata una specie di leggenda, nel mondo dei kdrama.
La storia è tratta da Hana Yori Dango, il manga shojo (fumetto giapponese destinato a un pubblico di ragazze adolescenti) che ha venduto di più al mondo. In realtà ne sono stati fatti infiniti live action, e continuano a spuntarne di nuovi. In Giappone, Cina, Taiwan. 
Ma questo Boys over Flowers coreano del 2009 è diventato un fenomeno pop: gli F4 sono citati in tanti altri kdrama. Più fonti lo indicano come una delle produzioni che hanno dato il via alla korean wave, l’onda d’oro delle produzioni coreane in Asia e nel mondo.
Se messo a confronto con le serie contemporanee, sembra girato in un’altra era. È ridondante, a tratti surreale, arriva a ricordare alcune telenovela arrivate da noi negli anni Ottanta. Forse solo gli appassionati potrebbero seguirlo fino alla fine. Ma lo spunto, la storia in sé, resta bello.
N.B.
Su Netflix in italiano, fino a poco tempo fa, era disponibile anche un live action cinese di Hana Yori Dango: Meteor Garden (2018). Nonostante il nostro blog si concentri sulle produzioni coreane, questa serie merita di essere segnalata. La trama si prende molte libertà rispetto a quella del manga (Boys over Flowers è più fedele). E il place marketing di shampoo Clear e whisky Ballantine è ridicolo, sfiora il grottesco. Ma la serie è fresca, godibilissima, eccezionalmente romantica. È come se gli autori avessero centrato qualcosa della natura di questa storia. Qualcosa che riguarda la leggerezza delle pagine di un manga, e il tocco delicato con cui bisogna sfogliarle per non strapparle. Speriamo che spunti presto in qualche altra piattaforma.  

kuVoto: 50/100
Su: Rakuten VikiNetflix in inglese
Lingua: Sottotitolato
Durata: 25 episodi da poco più di 1h
Anno: 2009
Casa di produzione: Group 8
Attori: Lee Min-Ho (il protagonista capo degli F4), Kim Beom (l’F4 artista), Kim Jun (l’F4 figlio del boss Yakuza), Ku Hye-Sun (la studentessa protagonista), Kim Hyun-Joong (il più misterioso e pacato degli F4: alcune delle caratteristiche segnalate sono ispirate a lui e alla sua famiglia).

Curiosità: Il titolo del manga Hana Yori Dango (di Yoko Kamio, edito dal 1992 to 2004) evoca un proverbio giapponese che significa più o meno «preferire i dango (un tipo di gnocchi tipici, ndr) ai fiori». È una battuta scherzosa per dire che i giapponesi vanno ad ammirare il meraviglioso spettacolo dell’hanami (la fioritura dei ciliegi) più per mangiare gnocchi e bere sakè, che per ammirare i fiori. In senso più allargato, si usa per alludere a chi preferisce arraffare beni materiali più che coltivare la spiritualità. È a questo “scontro” tra materialità e valori, sotteso in tutto il manga, che allude il titolo: Boys over Flowers (ragazzi sopra i fiori) potrebbe essere una versione un po’ ironica, ovvero preferire i ragazzi ricchissimi ai fiori. Ma c’è anche chi lo intende diversamente, più o meno “non sono fiori, ma ragazzi”. Il riferimento è a quanto siano curati esteticamente gli F4. Secondo Wikipedia, il successo di questa serie diede anche una spinta determinante alle vendite di cosmetici e creme per giovani uomini.


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80/100 – Serie coreana “Il diario della mia libertà”: se qualcosa nella vita si accende, sai lasciarlo ardere?

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Trama: La serie coreana Il diario della mia libertà ruota attorno a personaggi tanto affascinanti quanto singolari. Yeom Mi-Jeong è un’impiegata silenziosa che fa vita da pendolare assieme ai due fratelli: lavorano tutti a Seul, ma abitano in campagna con i genitori. Ad aiutare la famiglia nel lavoro dei campi è appena arrivato un misterioso bracciante, Mr. Gu.

Recensione: All’inizio non è chiaro a che cosa punti la storia, ci sono pochi dialoghi, ancor meno azione, zero effetti: al frastuono delle metropolitane cittadine si alterna il silenzio immobile della campagna.
Eppure, è più avvincente di un thriller. Quelle dei protagonisti sembrano esistenze in bilico sul burrone della quieta disperazione. Finché la febbre di vita inizia all’improvviso a bruciare. Saranno capaci di viverla fino in fondo o lasceranno che la fiamma si affievolisca? Irresistibile.

Voto: 80/100
Su: Netflix
Lingua: Sottotitolato
Durata: 16 episodi da 1h-1h10′ circa (l’ultimo dura 1h21′)
Anno: 2022
Casa di produzione: Studio Phoenix
In: I più bei kdrama d’amoreI migliori su Netflix
Attori: Kim Ji-Won (l’impiegata protagonista), Son Suk-Ku (Mr. Gu), Lee El (la sorella maggiore della protagonista).

Curiosità: Tra i fan della serie, scritta da Park Hae-Young (lo stesso autore di My Mister), c’è Gong Yoo. Il protagonista del kdrama Goblin ha condiviso sul suo profilo Instagram di essere rimasto irrimediabilmente catturato dalla storia.


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72/100 – Nel kdrama “THE KING: ETERNAL MONARCH” c’è una scena di guerra che dà una soddisfazione… !

Trama: C’è il nostro mondo, con la Corea del Nord e la Corea del Sud che tutti conosciamo. Ma nel kdrama THE KING: ETERNAL MONARCH c’è anche un altro mondo, parallelo al nostro, dove la Corea non si è mai divisa in Sud e Nord, ed è un impero molto potente e florido. In groppa al suo cavallo bianco, l’imperatore di questa Corea parallela oltrepassa inavvertitamente il confine tra i due mondi. Scoprendo che il suo destino è strettamente intrecciato all’esistenza di questo varco spazio-temporale.

Recensione: Il cast è notevole. Lei è Kim Go-eun, la protagonista di Goblin. Non è luminosa come in quel kdrama, ma è sempre bella e capace di coinvolgere. Lui è un Lee Min-ho (volto di tanti successi, come The Heirs) particolarmente fascinoso. Il kdrama è firmato dalla stessa autrice di Goblin e The Heirs, ovvero Kim Eun-sook. E anche se non è romantico come il primo, e non scorre via lieve e dolce come il secondo, ha due punti forti. Il primo è che mette in scena una sorta di riscatto nazionale: è come se nell’immaginario impero di Corea di THE KING: ETERNAL MONARCH si concretizzassero i sogni proibiti del popolo coreano, dalla storia così tormentata. Accadono cose a metà tra una fantasia di rivalsa contro gli invasori, e un desiderio profondo sempre vivo di rifarsi dai soprusi subiti. C’è qualche sequenza un po’ cupa. Ma una scena in particolare (episodio 6) emoziona molto: per chi è rimasto toccato da tanti tristi fatti storici raccontati nei kdrama, varrebbe la pena vedere THE KING anche solo per questa scena.
La serie mette a tema anche un altro spunto non banale, a proposito dell’amore: chi nella vita ha la fortuna di incontrarne uno vero, e decide di viverlo, deve essere disposto a fare dei sacrifici.

Voto: 72/100
Su: Netflix
Lingua: Sottotitolato
Durata: 16 episodi da 1h10’-1h15′ circa
Anno: 2020
Casa di produzione: Hwa&Dam Pictures, una controllata dello Studio Dragon
Attori: Kim Go-eun (la protagonista), Lee Min-ho (il re), Woo Do-Hwan (la guardia del corpo del re)
Regia: Jung Ji-Hyun
Scritto da: Kim Eun-sook


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88/100 – Nel kdrama “Mr. Sunshine” c’è una ricostruzione d’epoca impareggiabile (e un samurai imperdibile)

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Trama: Il kdrama Mr. Sunshine è ambientato tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, quando la Corea era terra di conquista oltre che del Giappone, di Russia a Stati Uniti. Segue le vicende di un bambino coreano di umilissime origini che, per sfuggire a chi vuole ucciderlo, scappa Oltreoceano. Torna in Corea tanti anni dopo, nella vesti di ufficiale americano. Il suo destino incrocia quello di una ragazza nobile che in segreto combatte per la resistenza, del suo promesso sposo, della proprietaria di un albergo, e di un samurai della yakuza (organizzazione criminale giapponese).

Recensione: Mr. Sunshine è un capolavoro imperdibile da diversi punti di vista. La scenografia è preziosa, il cast di primo livello e, soprattutto, si imparano più cose sulla Corea vedendolo, di quante se ne siano mai imparate a scuola (ammesso che nelle nostre scuole si sia mai insegnato qualcosa della storia asiatica…). Soprattutto, colpisce come esprima lo spirito della Resistenza coreana, come riesca a dare valore al sacrificio dei combattenti nonostante la potenza dell’invasore si sia dimostrata schiacciante.  Per questo, il voto finale è alto. 
Attenzione, però, al finale. Dopo 24 coinvolgentissimi episodi, circa 30 ore di visione, ci sono aspetti che non sono all’altezza. L’impressione è che il destino di alcuni personaggi principali sia stato forzato per motivi ideologici, o comunque estranei alla logica della storia in sé. 
P.S.
A parziale giustificazione dell’autrice Kim Eun-Sook: per noi è difficile immaginare quanto sia delicato per i coreani il tema della dominazione giapponese. Ci sono ferite (ad esempio, quella delle cosiddette «donne di conforto», leggi qui) ancora oggi aperte e molto dolorose. È inevitabile che un kdrama così centrato sull’argomento Occupazione rischi di scatenare polemiche e che per gli autori mantenere la rotta sia un’impresa.

Voto: 88/100
Su: Netflix
Lingua: Sottotitolato
Durata: 24 episodi da 1h-1h10′ circa
Anno: 2018
Casa di produzione: Hwa&Dampictures e Studio Dragon
In: I più bei kdrama d’amoreI migliori su Netflix
Attori: Lee Byung-hun (il coreano diventato ufficiale americano), Kim Tae-Ri (la nobile protagonista), Yoo Yeon-Seok (il samurai), Kim Min-Jung (la gestrice dell’albergo), Kim Ji-Won (la ragazza muta), David Lee McInnis (il superiore del protagonista), Lee Seung-Joon (il sovrano coreano), Lee Jung-Eun (la governante).
Regia: Jung Ji-Hyun
Scritto da: Kim Eun-sook

Citazioni: «Un proverbio arabo dice: Un esercito di pecore condotto da un leone sconfiggerebbe un esercito di leoni condotto da una pecora»

«Perché io devo proteggere, e lui invece può uccidere?»
«Un uomo che offre protezione con ogni mezzo necessario, e un uomo che non permetterà che vengano compiuti errori. Ecco la differenza tra un uomo che scala il muro e un uomo che entra dalla porta»

Video-presentazione


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